SALUTE

Mi hanno trovato la pressione alta: cosa faccio?

Ipertensione arteriosa: perchè la devo misurare?

Una pressione arteriosa considerata normale si assesta tra i 100 e i 120 mmHg (millimetri di mercurio) di massima e i 75-80 mmHg di minima. La pressione arteriosa alta (denominata quindi ipertensione arteriosa) è una condizione che dobbiamo conoscere in quanto se ne siamo affetti dobbiamo curarla per ritornare ai valori ottimali. L’ipertensione arteriosa non necessariamente è una condizione che procura dei sintomi: molti soggetti sono asintomatici ed il riscontro è casuale nell’ambito ad esempio di una visita dal curante o per la medicina del lavoro. In molti casi uno dei sintomi può essere la comparsa di cefalea in soggetto che fino ad allora non aveva mai sofferto di tale sintomo.  In altri casi possono esserci delle sensazioni di offuscamento associate o meno a vampate con rossore, ricorrenti nei giorni tendenzialmente alla stessa ora. Conoscere i nostri valori medi di pressione arteriosa è fondamentale per eseguire una adeguata ed efficace prevenzione cardiovascolare. Infatti se al fattore ipertensione arteriosa si associa ad altri fattori di rischio come ad esempio il fumo di sigaretta o la dislipidemia o la familiarità per cardiopatia ischemica allora la tempesta perfetta è realizzata ed il nostro profilo di rischio incrementa esponenzialmente.
Indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare, l’ipertensione arteriosa è una condizione che rovina le nostre arterie, dalle carotidi, alle coronarie, all’aorta. Lede profondamente la funzione renale. Induce il cuore ad un rimodellamento che nel tempo diviene sfavorevole alla sua funzione di pompa.
Prima si riconosce di avere l’ipertensione, prima si può curare con modificazione degli stili di vita (attività fisica e basso introito di sale con la dieta) e con farmaci che fanno recedere le sue conseguenze negative multiorgano.

E adesso quali esami devo fare? Eccoli:

Ho un nuovo riscontro di ipertensione, non mi devo demoralizzare ma motivare a sapere da quanto tempo ne soffro e come tornare ad annullarne gli effetti negativi. Di seguito una carrellata degli esami da fare e per quale motivo:

  • Esami del sangue

Gli esami ematochimici sono finalizzati a valutare la presenza di eventuali fattori di rischio. In primis quindi si valuterà se l’assetto lipidico è ottimale e se non vi sono tracce di diabete. In questo caso il nostro medico di base ci prescriverà la valutazione dell’assetto lipidico con il dosaggio di coleterolo totale, colesterolo HDL, trigliceridi, colesterolo LDL. Per valutare se abbiamo una tendenza di intolleranza glucidica o un diabete franco dovremo dosare la glicemia a digiuno avendo cura di cenare non oltre le 20 la sera precedente, ed inoltre sarebbe opportuno controllare la cosiddetta emoglobina glicata che rappresenta la media delle glicemie degli ultimi tre mesi. Infine sarà opportuno valutare la funzione renale per verificare lo stato funzionale dei reni che possono essere bersaglio dell’ipertensione o in casi rari ma da considerare, essi stessi la causa di ipertensione arteriosa nei casi di ipertensione arteriosa cosiddetta secondaria.

  • Esame urine

L’esame urine è utile per vedere se abbiamo perdita di proteine con le urine, la cosiddetta proteinuria, indicativa di patologia renale. In alcuni casi è possibile avere la cosiddetta glicosuria ovvero la perdita di zucchero con le urine dovuta ad una condizione di diabete.

  • Elettrocardiogramma

L’elettrocardiogramma di un soggetto con insorgenza recente di ipertensione arteriosa generalmente è normale, ma se essa è presente da qualche tempo il muscolo cardiaco (miocardio) divine ipertrofico, così come un sollevatore di pesi ha un bicipite particolarmente sviluppato ed ipertrofico. Questo aumento di spessore del muscolo cardiaco sull’elettrocardiogramma si traduce in corrente elettrica maggiormente rappresentata ed il referto del nostro ECG sarà indicativo di ipertrofia ventricolare sinistra.

  • Fundus oculi

La retina è una struttura, un tessuto che permette di vedere direttamente i piccoli vasi che la irrorano mediante un esame semplice eseguito dall’oftalmologo. In caso di ipertensione arteriosa si possono riscontrare segni di retinopatia ipertensiva che rappresenta lo specchio di deterioramento dei vasi sanguigni anche degli altri distretti corporei dovuto per l’appunto dalla presenza di ipertensione arteriosa.

  • ecoDoppler tronchi sovraortici

Le arterie carotidi esterne sono le arterie che dall’aorta si dipartono per raggiungere il distretto cerebrale intracranico. Processi di aterosclerosi a loro carico possono causare eventi cerebrovascolari gravi come l’ictus. L’ipertensione arteriosa è la causa più frequente di progressione di aterosclerosi coronarica. L’evidenza di placche calcifiche, a maggior ragione se associate ad ipertensione arteriosa, impongono la terapia con cardioaspirina ed un attento controllo dei target di colesterolo anche avvalendosi della terapia con statine. Altresì prima dello spessore intima-media della parete vascolare carotidea è un marker delle precoci alterazioni aterosclerotiche che ci indica che i nostri fattori di rischio non sono adeguatamente controllati.

  • ecocolorDoppler Cardiaco

L’ecocolor Doppler cardiaco non è sicuramente l’esame da fare in prima battuta dopo il risocntro di ipertensione arteriosa, in quanto deve essere preceduto da un buon inquadramento clinico da parte dl nostro medico di base e dagli esami sopra elencati. In caso di ipertensione arteriosa non di recente insorgenza il cuore sarà ipertrofico e si configurerà una cardiopatia ipertensiva di vario grado. Altro motivo per eseguire tale indagine è quello di escludere una sottostante cardiopatia organica che si associ all’ipertensione arteriosa.

 

Prof.ssa Martina Perazzolo Marra,
Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica
Università degli Studi di Padova

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