
SALUTE
Risonanza magnetica: si può fare al cuore?
La tecnica di risonanza magnetica in Medicina
La tecnica di risonanza magnetica è una tecnica diagnostica di imaging molto utilizzata in Medicina per la sua capacità di eseguire una analisi del tessuto in esame come una sorta di “istologia” in vivo. Ma cosa vuol dire istologia in vivo? Significa identificare le varie parti di un organo in termini di grasso, muscolo, nervo, osso, acqua, sangue cercando di capire se per quell’organo quella distribuzione e comportamento è corretto. La possibilità di identificare una componente rispetto ad un'altra è fondamentale per esempio per caratterizzare le masse e capire se sono benigne o dei tumori maligni. In realtà la maggiore indicazione ad una risonanza magnetica viene dall’ambito ortopedico e da quello neurologico. In ambito ortopedico le situazioni della colonna con il coinvolgimento del midollo trovano nella risonanza magnetica la base per pianificare interventi riabilitativi e chirurgici. In neurologia lo studio delle malattie neurodegenerative si affronta di routine con la risonanza magnetica usando diverse sequenze che riescono a vedere l’edema, l’infiammazione e la necrosi. Le “sequenze” in risonanza magnetica sono l’alfabeto con cui si compongono le immagini ed esse si ottengono creando dei diversi gradienti nel gigante magnete in cui si esegue l’esame. I gradienti vengono attivati e creano le sequenze e questo avviene proprio durante tutti quei rumori che sentiamo che si producono durante l’esame: ma nessuna paura, sono solo rumori che vengono facilmente attenuati dalle cuffiette che ci vengono fornite per non sentire! Ancora meno paura dobbiamo avere se pensiamo che queste preziose informazioni vengono ottenute mediante un esame che non è invasivo, ovvero non è pericoloso, ed anche qualora servisse il mezzo di contrasto, esso è tra i meno allergenici.
Esiste la possibilità di fare una risonanza magnetica al cuore?
Quando pensiamo ad una risonanza magnetica l’immaginazione corre al ginocchio! Chi di noi non ha fatto una risonanza magnetica per un trauma sportivo o conosce chi l’ha fatta per questo?!? Pensiamo a tutti gli sportivi di cui leggiamo sui giornali!!! Ma sempre sui giornali specie nel mondo dello sport si è parlato di risonanza magnetica applicata al muscolo cardiaco. In questo ambito il ruolo della risonanza magnetica sta diventando di crescente sviluppo e le indicazioni sempre più estese. L’esame di risonanza magnetica applicata al cuore si esegue da distesi, dentro il magnete (ma stiamo tranquilli: è una circonferenza ampia e l’ambiente fresco!) e trattenendo per pochi secondi il respiro secondo le indicazioni che riceviamo dal tecnico radiologo nelle cuffiette si ottengono immagini bellissime ed estremamente informative. La risonanza magnetica è un esame che possiamo fare anche se abbiamo delle viti ortopediche o dei punti fissi in qualche parte del corpo (fanno eccezione gli stent a livello cerebrale ed eventuali schegge o proiettili, ma sono casi rari). Oramai anche i pacemaker ed i defibrillatori impiantabili che vengono posizionati dai cardiologi per curare le turbe del ritmo cardiaco vengono eseguiti impiegando materiale compatibile con la risonanza magnetica, proprio perché le indicazioni sono sempre maggiori e non possiamo precludere tale esame.
Le immagini che si ottengono sono in movimento, cinetiche, di ottima qualità, indipendentemente dalla nostra costituzione corporea. Con le varie sequenze possiamo poi caratterizzare il muscolo cardiaco e le sue eventuali alterazioni utilizzando le diverse sequenze. In questo modo possiamo identificare le zone di fibrosi, ad esempio per un vecchio infarto del muscolo cardiaco, oppure delle zone di edema, nel caso di infiammazione. In pratica è come se facessimo una biopsia al cuore non invasiva!
Quando un Cardiologo chiede la Risonanza Magnetica Cardiaca?
La risonanza magnetica applicata al cuore è un esame incredibilmente informativo che spesso taglia la testa al toro a molti dubbi clinici. Ciononostante non si deve fare l’errore di identificare questa metodica come una sorta di “scorciatoia” diagnostica. Tenuto conto inoltre della accessibilità alla metodica che come abbiamo detto abbraccia molte discipline dall’ortopedia alla neurologia, rischieremmo di tardare delle diagnosi a cui si potrebbe facilmente arrivare con esami di primo e secondo livello come l’elettrocardiogramma e l’ecocardiografia. Proprio per tale motivo la risonanza magnetica cardiaca è considerata una indagine di “terzo livello” ovvero da eseguirsi solo dopo una attenta valutazione cardiologica in cui siano stati esaminati i dati della storia clinica (anamnesi), l’elettrocardiogramma, l’ecocardiogramma ed eventualmente altre indagini come l’ECG Holter delle 24 ore. Una volta ottenute queste informazioni sarà il Cardiologo a capire se l’esame di risonanza magnetica è indicato ed ancor più ponendo un preciso questo clinico in modo che l’esame venga costruito con delle sequenze apposite facendo in modo che non duri oltre misura in termini di tempo (e quindi minore permanenza nel tubo!).
Le indicazioni alla risonanza magnetica sono via via crescenti e tornando alla questione sportiva cui si faceva cenno nel paragrafo sopra, tra le tante vi è proprio lo studio delle aritmie da sforzo. Quando il cardiologo o il medico dello sport riscontrano delle aritmie da sforzo con precise caratteristiche morfologiche, la risonanza magnetica andrà eseguita per vedere se ci sono delle zone cicatriziali nel cuore che le generano facendolo andare per così dire in corto circuito. Tra le altre indicazioni ci sono poi sicuramente le miocarditi, così come le cardiomiopatie o patologie congenite dei grandi vasi. Ecco come un esame che conosciamo per le nostre ginocchia può in realtà aprire lo sguardo nell’interno del nostro cuore! Nelle prossime newsletter approfondiremo le diverse condizioni che ne portano al suo utilizzo e vedrete che non sarà solo di Cardiologia!
Prof.ssa Martina Perazzolo Marra,
Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica
Università degli Studi di Padova