Ma per un intervento all'addome perchè mi serve una visita cardiologica?

Ma per un intervento all'addome perchè mi serve una visita cardiologica?

Ma per un intervento all'addome perchè mi serve una visita cardiologica?

Interventi chirurgici e rischi cardiovascolari

Ogni anno in Italia vengono eseguiti centinaia di interventi chirurgici non sul cuore, ed anche se sono interventi di minore entità e soprattutto in base al tipo di sedazione proposta, il cuore gioca un ruolo fondamentale. L’intervento chirurgico per sé comporta delle condizioni sul nostro sistema coagulativo ed emodinamico (ovvero la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca) che vanno conosciuti e che vanno messi in relazione al nostro stato di salute.
Innanzitutto è bene ricordare che ci sono di fattori correlati al paziente e tra questo si annoverano le eventuali comorbilità, l’età, le condizioni cliniche prima dell’intervento, e fattori correlati alla chirurgia come il carattere di urgenza, il tipo di chirurgia e d’intervento, la durata, l’esperienza del team anestesiologico e chirurgico, determinano il rischio di complicanze peri-operatorie.
Le componenti del rischio cardiovascolare nel corso di un intervento chirurgico sono sostanzialmente i seguenti:
1.    Rischio legato alle comorbidità (ad esempio se un soggetto ha importanti malattie cardiache, allergie a farmaci, problemi nella respirazione)
2.    Rischio trombotico ed emorragico
3.    Rischio emodinamico e legato ad aritmie
4.    Rischio ipossico/ipovolemico/ipontesivo
Al fine di standardizzare le valutazioni pre-operatorie non solo nei diversi presidi ospedalieri ma anche nei diversi paesi europei, la Società Europea di Cardiologia ha formulato delle linee guida per gli operatori sanitari al fine di ridurre quanto più possibile le complicanze cardiovascolari di un intervento chirurgico.
In particolare le Linee Guida Europee sulla valutazione del rischio cardiovascolare (CV) e sulla gestione dei pazienti sottoposti a chirurgia non cardiaca hanno lo scopo di ridurre morbilità e mortalità cardiovascolare nel perioperatorio.
Si può ridurre il rischio perioperatorio cardiovascolare con un’adeguata valutazione preoperatoria e selezione del timing e del tipo di intervento.
Un’anamnesi e un esame clinico accurati sono raccomandati in tutti i pazienti programmati per pazienti sottoposti a chirurgia non cardiaca.
Affidarsi ad una buona visita specialistica cardiologica prima di un intervento chirurgico non solo riduce il rischio di complicanze ma ci fa anche affrontare l’intervento stesso e l’anestesia con un migliore approccio più coraggioso e consapevole.

Tipi di interventi diversi: stessa indicazione a valutazione cardiologica?

Quando si parla di “rischio correlato alla chirurgia” si deve tenere in considerazione che esso è determinato dal tipo e dalla durata dell’intervento, nonché dall’urgenza della procedura o dell’intervento. Anche il tipo di anestesia e di anestetico utilizzato può influenzare il rischio di complicanze nei pazienti a rischio cardiaco intermedio-alto sottoposti a chirurgia non cardiaca. La stima del rischio chirurgico consiste in un’approssimazione di massima del rischio di morte cardiovascolare, infarto miocardico ed ictus a 30 giorni correlato unicamente allo specifico inter- vento chirurgico, senza tenere conto delle comorbidità del paziente.
Sulla base delle considerazioni sopra esposte unitamente ai rischi di sanguinamento e trombosi i diversi interventi chirurgici sono stati suddivisi in tre grandi categorie a seconda del rischio cardiovascolare a 30 giorni.
Si definiscono interventi a basso rischio chirurgico quello che hanno una percentuale di rischio cardiovascolare inferiore all’1%. Questi comprendono: chirurgia mammaria, odontoiatrica, endocrina alla tiroide, oftalmica, alcuni interventi ginecologici, interventi ortopedici minori come la meniscectomia, chirurgia ricostruttiva, chirurgia urologica minore (resezione transuretrale della prostata), chirurgia toracica video-assistita (VATS) minore come la resezione polmonare.
Si definiscono interventi ad intermedio rischio chirurgico quello che hanno una percentuale di rischio cardiovascolare tra 1% e 5%. Questi comprendono: chirurgia carotidea, riparazione elettiva endovascolare di aneurisma aortico, chirurgia del distretto testa-collo, chirurgia intraperitoneale come la splenectomia, riparazione di ernia iatale, colecistectomia, chirurgia neurologica o ortopedica maggiore come la chirurgia dell’anca e vertebrale, angioplastica periferica, trapianto renale, alcuni interventi urologici o ginecologici maggiori.
Si definiscono interventi ad alto rischio chirurgico quello che hanno una percentuale di rischio cardiovascolare superiore al 5%. Questi comprendono: resezione surrenalica, chirurgia aortica e vascolare maggiore, chirurgia duodenale e pancreatica, resezione epatica, chirurgia delle vie Biliari, esofagectomia, rivascolarizzazione in aperto degli arti inferiori per ischemia acuta degli arti o amputazione, pneumonectomia (VATS o chirurgia), trapianto di fegato o polmone, riparazione di perforazione intestinale, cistectomia totale.

Come si svolge una visita cardiologica pre-intervento

Ogni visita specialistica cardiologica pre-operatoria comincia con una buona e dettagliata anamnesi (ovvero la raccolta dei dati della nostra storia clinica personale compreso l’eventuale elenco delle medicine che assumiamo in cronico ed il loro dosaggio) ed una visita (esame obiettivo) approfondito. In base alla nostra età ed al nostro profilo di rischio cardiovascolare compresi i fattori di rischio cardiovascolare, il cardiologo potrà dare indicazioni ad analisi successive. Il rischio correlato al paziente dipende dall’età del paziente, dalla presenza o meno di fattori di rischio cardiovascolare (es. fumo, ipertensione arteriosa, diabete, dislipidemia, familiarità) e malattie cardiovascolari accertate.
I pazienti di età inferiore ai 65 anni senza segni, sintomi o storia di malattie cardiovascolari o fattori di rischio cardiovascolare sono considerati a basso rischio e possono essere sottoposti ad intervento di chirurgia a rischio moderato-basso senza dover eseguire ulteriori valutazioni preoperatorie del rischio. Prima di un intervento di chirurgia ad alto rischio, devono invece essere presi in considerazione l’ECG e la determinazione dei biomarcatori.
Nei pazienti di età superiore ai 65 anni e in quelli che presentano fattori di rischio cardiovascolare, come ipertensione, dislipidemia o fumo, esiste una maggiore probabilità̀ che la mortalità cardiovascolare resti non diagnosticata. Per tali motivi sono stati formulati degli score di rischio per cui è necessario talvolta eseguire altri accertamenti come un ecocardiogramma o una TAC delle coronarie.
Nei pazienti che abbiano una malattia cardiaca accertata è fondamentale eseguire altri accertamenti in quanto si devono dare le informazioni all’anestesista ed al chirurgo quanto più approfondite in quanto il principio che sta alla base è quello di adattare individualmente la terapia perioperatoria per mitigare rischi e complicanze. Quando possibile, si raccomanda anche di ottimizzare il trattamento della patologia raccomandato dalle linee guida prima di eseguire l’intervento chirurgico.
Fare una visita specialistica cardiologica prima di un intervento chirurgico non significa necessariamente allungare i tempi, ma spesso è usare bene un tempo per un successo chirurgico maggiore e più sereno.

Prof.ssa Martina Perazzolo Marra,
Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica
Università degli Studi di Padova

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