L'importanza della formazione continua nel mercato del lavoro

L'importanza della formazione continua nel mercato del lavoro

Nel mondo del lavoro odierno, caratterizzato da rapidi cambiamenti tecnologici e globali, la formazione continua è diventata una necessità imprescindibile. Non si tratta più solo di acquisire una qualifica iniziale, ma di mantenere e aggiornare costantemente le proprie competenze per rimanere competitivi e attrattivi. La formazione continua è fondamentale per adattarsi ai cambiamenti del mercato del lavoro, in costante e rapida evoluzione, in cui sono richieste maggiori qualifiche o perlomeno qualifiche specifiche per determinati posti di lavoro che le aziende hanno la necessità di coprire. Questa tematica è strettamente collegata a un fenomeno di recente analisi e valutazione: il “Mismatch” ovvero l’anglicismo utilizzato per definire la mancata corrispondenza della domanda di lavoro da parte delle imprese con l’offerta da parte dei lavoratori. Sebbene, secondo le statistiche europee, in Italia il tasso di posti vacanti sia in linea con la media degli altri Paesi dell’UE a 27, il problema viene spesso sollevato dalle imprese che non riescono a trovare i candidati ideali per le assunzioni che hanno programmato. Molto spesso il dibattito si concentra sia sulla bassa percentuale di laureati italiani sia sulla scelta dell’indirizzo di studi accademici, che si scontrano con le richieste delle imprese. Nonostante negli anni si sia potuto notare una parziale convergenza delle scelte degli studenti verso gli ambiti di specializzazione più richiesti dal mercato, i posti riservati ai laureati non vengono ancora coperti del tutto, infatti un laureato su cinque risulta non occupato e alcuni laureati italiani decidono di lavorare all’estero dando vita al fenomeno generalmente definito come “fuga di cervelli”. Queste tematiche meritano di essere analizzate in relazione al tessuto produttivo italiano che sembra richiedere figure specializzate, ma non laureate, per importanti settori come l’industria, le costruzioni e il commercio.

Le difficoltà delle aziende nella ricerca di personale

Molto spesso sebbene le imprese sembrino programmare un gran numero di assunzioni, trovare canditati ideali si rivela per loro molto più arduo di quanto si possa prevedere guardando semplicemente al tasso di disoccupazione, quindi alle persone che dichiarano di cercare attivamente un lavoro. Molti imprenditori riscontrano difficoltà rispetto alle competenze specifiche e alle qualifiche dei candidati, ma la reperibilità degli stessi appare ancora il principale problema per le imprese, che faticano a trovare quasi un laureato su due ricercati. La mancanza di candidati con le caratteristiche adatte ai profili ricercati dalle imprese, specialmente nel caso dei laureati, comporta dunque dei tempi molto lunghi per coprire i posti di lavoro richiesti. Questo si collega a una seconda componente del mismatch, legata alla scelta della formazione universitaria: le persone non scelgono un lavoro solo per lo stipendio offerto ma anche per quanto risponde ai loro interessi, alle loro attitudini e al loro percorso di studi, per il luogo in cui si trova e per quanto permette di conciliare il lavoro con la vita privata. Allo stesso modo, le imprese non vogliono assumere persone con una formazione o competenze non in linea con il lavoro offerto. Queste valutazioni qualitative sono solo alcune tra le cause del mismatch sul mercato del lavoro, che è un fenomeno talmente complicato che non ha una sola soluzione, ma per cui si possono fare vari tentativi, muovendosi su più fronti.

C’è poi la seconda grande ragione che spiega l’esistenza del mismatch, forse quella più conosciuta e discussa: riguarda le competenze, ossia il fatto che le aziende cercano lavoratori che sappiano svolgere determinate mansioni, talvolta anche piuttosto specifiche, ma trovano candidati che non sono adatti, perché poco o troppo qualificati. In alcuni casi, non ci sono proprio candidati. Oltre al fenomeno del mismatch in fase di inserimento nel mondo del lavoro e in risposta alla domanda da parte dell’azienda, un ulteriore fattore di analisi riguarda la necessità di svolgere formazione continua anche per dipendenti già inseriti in azienda, ma che necessitano di un approfondimento e di un aggiornamento delle competenze. Secondo il report “Future of Jobs 2023” del World Economic Forum, il 44% delle competenze chiave cambierà nei prossimi cinque anni, e sei lavoratori su dieci necessiteranno di formazione entro il 2027, pertanto è evidente l’urgenza di un apprendimento continuo per mantenere la propria occupabilità. Inoltre, un’indagine condotta da LinkedIn Learning nel 2022 ha rilevato che il 94% dei dipendenti rimarrebbe più a lungo in un’azienda che investe nella loro formazione e sviluppo; questo dimostra che la formazione non solo migliora le competenze, ma aumenta anche la soddisfazione e la fidelizzazione dei dipendenti, poiché permette ai lavoratori di acquisire nuove competenze e aggiornare quelle esistenti, diventando più efficaci e produttivi. Ad esempio, l’apprendimento di nuove tecnologie o metodologie può migliorare significativamente le prestazioni lavorative.

Sono le stesse aziende a beneficiare dell’incentivazione delle competenze dei lavoratori, infatti secondo un rapporto dell’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), il 70% delle aziende italiane ritiene che la formazione continua sia essenziale per rimanere competitivi e il 60% dei lavoratori italiani ha partecipato a corsi di formazione negli ultimi tre anni, dimostrando un crescente interesse per l’apprendimento. Da non sottovalutare, inoltre, l’importanza di acquisire nuove competenze anche per ottenere promozioni e puntare a eventuali avanzamenti di carriera. Questo dato sottolinea l’importanza di investire nella propria formazione per avanzare nella carriera e ottenere eventuali promozioni.

Il Fondo Nuove Competenze

Proprio alla luce di ciò è bene parlare del Fondo Nuove Competenze, una delle misure più interessanti introdotte dal governo italiano nel 2020 durante l’emergenza Covid, al fine di contrastare gli effetti economici della pandemia e tutelare il mondo del lavoro: un’occasione che permette alle aziende di risparmiare sul costo del lavoro e al tempo stesso di arricchire le competenze dei lavoratori. Il Fondo nuove competenze, infatti, sostiene le imprese che hanno necessità di adeguarsi a nuovi modelli organizzativi e produttivi, in risposta alle transizioni tecnologiche e digitali e in caso di progetti di investimento strategico o di transizione industriale, e che necessitano a questo fine di formare nuove competenze per i propri lavoratori e lavoratrici. Gli interventi del Fondo nuove competenze hanno ad oggetto il riconoscimento di contributi finanziari per datori di lavoro privati che abbiano stipulato accordi collettivi di rimodulazione dell'orario di lavoro destinati a percorsi di sviluppo delle competenze dei lavoratori. Il Fondo, infatti, rimborsa il costo delle ore di lavoro destinate alla frequenza della formazione e agevola in questo modo l’innalzamento del livello del capitale umano, offrendo ai lavoratori l’opportunità di acquisire nuove o maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti utili per adattarsi alle mutevoli condizioni del mercato di lavoro. Per i dipendnti e le aziende che applicano il CCNL CED, EBCE ha un ruolo di primaria importanza per l’attivazione del Fondo Nuove Competenze. Infatti, è bene sottolineare come le associazioni Assoced, Lait e UGL Terziario hanno sottoscritto l’Accordo-Quadro per favorire l’accesso al Fondo Nuove Competenze nel comparto Centri Elaborazione Dati, Ict, Professioni Digitali e Stp, recante lo schema di accordo territoriale e aziendale di rimodulazione dell’orario di lavoro. Il decreto Rilancio (D.L. 34/2020, convertito in legge, con modificazioni, dalla Legge 77/2020), subordina, infatti, l’erogazione dei finanziamenti alla presentazione di una domanda alla quale deve essere allegato, unitamente al programma formativo, l’accordo di secondo livello, da sottoscrivere, anche per via telematica.  L’accesso al Fondo Nuove Competenze consente alle aziende di rimodulare l’orario di lavoro, in base a un accordo sindacale, per destinare una parte delle ore a corsi di formazione finanziati dall’azienda. Il Fondo copre i costi retributivi e contributivi dei lavoratori per le ore destinate ai corsi. Le ore dedicate alla formazione rientrano nell’orario di lavoro. La sottoscrizione del relativo accordo, secondo lo schema predefinito, deve avvenire, anche in via telematica, attraverso un’apposita Commissione paritetica costituita presso l’Ente Bilaterale E.B.C.E. o, in alternativa, presso l’associazione datoriale Assoced. Le attività della Commissione si svolgeranno in modo tale da consentire la presentazione delle istanze entro i termini prescritti per l’accesso ai benefici del Fondo Nuove Competenze.

Tutto quanto analizzato sin qui dimostra come puntare sulla formazione e incentivare percorsi di crescita e stimolo professionale sia un tema di primaria importanza e possa rappresentare il vero sviluppo del mondo del lavoro nel prossimo futuro.

A cura di Fondo EASI – Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa

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