La salute del cuore passa dalla salute dei nostri denti

La salute del cuore passa dalla salute dei nostri denti



Perché pensare ai denti per curare il cuore

Le cure odontoiatriche sono spesso associate a cure dentarie che facciamo quando abbiamo un problema che ci causa un sintomo come il dolore ad un dente, raramente ci viene in mente di andare dal dentista se stiamo bene! Un’altra spinta può essere il fattore estetico: vederci con un sorriso smagliante, denti bianchi e gengive rosee può essere una spinta ad un controllo anche in pieno benessere. E perché non aggiungere alle motivazioni che ci dovrebbero spingere ad una cura odontoiatrica quella di proteggere il nostro cuore prevenendo alcune malattie che possono indebolirlo?

Ebbene sempre più evidenze scientifiche provano con forza che una buona salute dei nostri denti, ottenuta mediante cure odontoiatriche periodiche, aiuta a prevenire malattie cardiovascolari come l’ipertensione arteriosa, l’aterosclerosi che sono poi alcuni dei maggiori determinanti dell’infarto miocardico. Inoltre, chi di noi è portatore di particolari condizioni cardiache soprattutto a carico delle valvole cardiache o che per la cura delle stesse ha necessitato di protesi valvolari, deve assolutamente sapere che il loro buon funzionamento nel tempo dipende dalla buona igiene orale che garantisce l’assenza di batteriemie transitorie, ovvero passaggi di germi dal cavo orale nel sangue e quindi nei dispositivi cardiaci.

Se sono iperteso devo sapere come stanno le mie gengive

Nei paesi occidentali e sviluppati l’ipertensione arteriosa si sta configurando come una malattia davvero diffusa e cronica, che essendo spesso senza sintomi, può passare inosservata ma comunque la sua presenza latente disturba il normale funzionamento del cuore e delle nostre arterie. Si stima che fino al 30-40% della popolazione mondiale ne sia affetta!

L’ipertensione arteriosa ovvero una pressione “alta” superiore quindi ai valori di 120-80 mmHg induce il cuore a subire delle modificazioni per far fronte battito dopo battito ad una resistenza maggiore (l’ipertensione appunto!): ecco quindi che il cuore per compensare diventa più grosso e più spesso, ma questo gli causa più lavoro e con il tempo tende a perdere questo meccanismo di compenso e si indebolisce. Si realizza quello che conosciamo come insufficienza cardiaca altresì nota come scompenso cardiaco.

Anche in questo caso esiste un legame con le patologie del cavo orale. Infatti, la presenza di gengive sanguinanti e dolenti, denti mobili, tutti quadri ascrivibili alla patologia parodontale di fatto favoriscono lo sviluppo o l’aggravamento stesso dell’ipertensione arteriosa poiché i batteri orali, possono entrare nel circolo sanguigno determinando una risposta infiammatoria da parte dell’organismo. L’infiammazione generalizzata aggrava ancora di più le conseguenze dell’ipertensione. Inoltre, esistono alcuni farmaci utilizzati per trattare l’ipertensione come i farmaci beta-bloccanti che, come effetto di vasodilatazione, inducono un aumento del volume gengivale (ovvero le gengive appaiono più gonfie). I farmaci beta-bloccanti (alcuni nomi sono bisoprololo, atenololo, carvedilolo, metoprololo, ecc) sono ottimi farmaci per l’ipertensione specie se questa si associa a tachicardia quindi non si devono interrompere! Sono fondamentali dopo un infarto miocardico perché garantiscono un comprovato aumento della sopravvivenza, altro motivo per non sospenderli se abbiamo avuto un infarto anche di piccole dimensioni! In tutte queste condizioni si capisce però che la terapia con questi farmaci è prolungata, dura molto, però se le gengive aumentate di volume (anche per effetto di questi farmaci) sono più facilmente infiammabili e se l’igiene orale non è adeguata possono manifestarsi gravi quadri di parodontite! Ancora una volta sottoporci a cure odontoiatriche periodiche (anche in assenza di sintomi!) previene quadri di parodontite anche nel caso siamo in terapia con farmaci utili ad abbassare la nostra pressione arteriosa.

La cura dei denti previene l’infarto miocardico

Le patologie cardiovascolari rappresentano la causa più frequente di morte nei paesi sviluppati; esse comprendono l’angina pectoris l’infarto miocardico ed anche l’ictus cerebrale. Tutte queste patologie che coinvolgono il sistema cuore-arterie sono causate da un fattore comune che rappresenta un importante bersaglio terapeutico: l’aterosclerosi.

L’aterosclerosi è una malattia che colpisce le pareti delle arterie che, a causa della formazione di ispessimenti (placche aterosclerotiche), dovuti al deposito di grassi nel sangue, perdono di elasticità, si irrigidiscono e determinano una riduzione del flusso sanguigno.

La formazione dell’aterosclerosi è noto si deve soprattutto ad uno stile di vita caratterizzato da sedentarietà e dieta non equilibrata, elevati livelli di colesterolo nel sangue (anche da predisposizione genetica familiare e non solo dovuta all’alimentazione!), ipertensione arteriosa, diabete mellito e familiarità che possono favorirne la comparsa anche in età giovanile. Meno noto ma confermato da un crescente numero di studi scientifici è l’evidenza che vi è una stretta associazione tra malattia del cavo orale dovuta a parodontite (cioè patologia infiammatoria dei tessuti di supporto del dente) e la patologia aterosclerotica. Tale associazione si verifica principalmente per un meccanismo diretto che prevede la partecipazione di batteri patogeni parodontali nella formazione della placca ateromatosa, a seguito del loro passaggio dal cavo orale nel sistema circolatorio, causando danni alle pareti dei vasi sanguigni. Un secondo meccanismo prevede che l’infiammazione presente al cavo orale a seguito di una scadente igiene determina una malattia parodontale non trattata che fa scattare meccanismi di infiammazione generalizzata a tutto il corpo che fanno proliferare lo sviluppo dell’aterosclerosi.

Sono un soggetto a rischio per avere una endocardite batterica?

L’endocardite batterica è una infezione delle strutture cardiache a seguito di una batteriemia, ovvero la presenza nel sangue di germi che generalmente non dovrebbero esserci e che trasmigrano nel torrente ematico dal cavo orale, dal tratto gastroenterico e genito-urinario. E’ una malattia molto subdola che richiede una volta che si è istaurata una lunga e difficile terapia antibiotica ed alcuni casi la sostituzione della valvolare stessa. Il miglior nodo per prevenirla è costituito dalla sua prevenzione che si realizza provvedendo ad una accurata igiene orale ovvero lavarsi i denti almeno 2 volte al giorno e fare una detartrasi almeno 2 volte all’anno per i pazienti ad alto rischio. Soggetti che abbiano già avuto una precedente endocardite, o che siano portatori di protesi valvolari impiantate chirurgicamente o per via transcatetere, pazienti con cardiopatie congenite devono necessariamente accedere a cure odontoiatriche di routine più volte all’anno.

Prof.ssa Martina Perazzolo Marra,
Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica
Università degli Studi di Padova

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